Roma 10 marzo 2021 - La spesa domestica per i prodotti alimentari è una delle poche variabili sulle quali l'emergenza COVID, con le relative implicazioni, ha avuto un impatto po-sitivo. Dopo il +9,3% del primo semestre 2020 la spesa domestica delle famiglie italiane per prodotti alimentari ha continuato a mantenersi in terreno positivo anche nel secondo semestre, portando l'incremento complessivo del 2020 a +7,4% su base annua. Ci troviamo di fronte alla tendenza di crescita più alta dell'ultimo decennio (+7,4%), che ha raggiunto il suo culmine a marzo, quando le vendite hanno registrato picchi del +20%. In questo mese, infatti, è partita la "Fase 1" dell'emergenza e il timore per il diffondersi della pandemia e l'incertezza sugli effetti e sulla durata della stessa hanno favorito la corsa all'accaparramento soprattutto di prodotti "da scorta in dispensa" e di surgelati. Con il trascorrere delle settimane, poi, la ritrovata fiducia nella capacità del sistema agroalimentare di garantire gli approvvigionamenti quotidiani ha progressivamente attenuato il trend di crescita degli acquisti.
Con la Fase 2 e il conseguente allentamento delle restrizioni, l'inizio dei primi caldi e la riapertura dei locali pubblici, l'effetto "pandemia" si è di fatto affievolito e l'andamento delle vendite è tornato alla normalità, con alcune setti-mane che hanno addirittura visto variazioni negative rispetto al medesimo pe-riodo del 2019 (nel mese di luglio -2,1%). Ma l'autunno, le nuove restrizioni e qualche rinnovato timore hanno generato ancora ripercussioni sulle abitudini di acquisto, con conseguenze nuovamente espansive sulle tendenze delle vendi-te, senza però raggiungere i picchi di inizio pandemia.
Dall'analisi dei dati relativi all'intero anno 2020, risulta chiaro come siano i pro-dotti confezionati ad aver tratto il vantaggio maggiore dalle nuove abitudini di acquisto acquisite in pandemia COVID-19.