Ottima partenza della campagna 2021/22. Archiviata una campagna 2020/21 che ha riservato buone soddisfazioni per gli operatori di questa filiera, la prima parte dell'attuale campagna melicola mostra segnali di continuità con quella precedente e lascia intravedere segnali positivi per l'evoluzione della situazione nei prossimi mesi sia sul mercato interno sia su quello estero. L'aggregazione dei produttori e la gestione organizzata dell'offerta si confermano i punti di forza del sistema melicolo nazionale che pare in grado di gestire positivamente il mercato seppur in presenza di un'offerta europea superiore di almeno un milione di tonnellate di mele rispetto alla campagna precedente.
Tra le specie di frutta prodotte in Italia, le mele rivestono indubbiamente un ruolo di primissimo piano. La loro presenza sulle nostre tavole copre tutto l'anno grazie anche alle diverse varietà presenti nel paniere offerto - che va dalla precoce Gala alla tardiva Cripps Pink - e alla tecnologia degli impianti di conservazione che consentono di preservare la qualità di questi frutti per molto tempo.
In termini di quantità, le mele rappresentano il 15% degli acquisti di frutta fresca degli italiani, compresi gli agrumi, confermandosi così in prima posizione davanti a banane, pesche e nettarine con queste ultime che però godono di un'offerta limitata ad alcuni mesi dell'anno.
In termini di quantità, le mele rappresentano il 15% degli acquisti di frutta fresca degli italiani, compresi gli agrumi, confermandosi così in prima posizione davanti a banane, pesche e nettarine con queste ultime che però godono di un'offerta limitata ad alcuni mesi dell'anno.
Inoltre, va rimarcato il primato negli scambi con l'estero, l'Italia infatti vanta esportazioni di mele per circa 920 milioni di euro e un saldo attivo della bilancia commerciale per 900 milioni di euro.
In Italia, la coltivazione del melo raggiunge la sua massima espressione nelle regioni dell'arco alpino anche se non mancano esempi di produzioni qualitativamente eccellenti in altre regioni come, ad esempio, in Emilia-Romagna o in Campania con la mela Annurca.
La filiera produttiva è comunque fortemente concentrata nel nord -est del Paese con il Trentino- Alto Adige che vanta il 50% della superficie coltivata e oltre il 70% della produzione. A seguire, Piemonte, Veneto e Emilia-Romagna che concentrano un terzo della superficie e un quarto della produzione nazionale.
La forza del comparto melicolo nazionale risiede in gran parte nella capacità di aggregare e gestire l'offerta nonostante alla base vi sia un tessuto produttivo agricolo molto polverizzato e caratterizzato dalla presenza di moltissime aziende agricole di ridotta dimensione, spesso anche inferiore a un ettaro. Quindi l'aggregazione dell'offerta unitamente alla buona capacità di leggere e condividere informazioni consente agli operatori di realizzare strategie commerciali idonee a poter competere a livello internazionale e allo stesso tempo a garantire un'adeguata redditività.