Roma, 12 giugno 2012
Il 30 maggio scorso, nell'ambito della votazione su una serie di emendamenti sulla proposta di modifica del regolamento n. 1760/2000, la Commissione Ambiente (Envi) ha eliminato l'art. 14 relativo alla soppressione dell'etichettatura facoltativa per la carne bovina. La notizia è stata accolta con entusiasmo da una buona parte del sistema dell'allevamento nazionale - specie di area piemontese - anche se si dovrà attendere la definizione del testo definitivo prima del voto parlamentare. Il sistema di etichettatura facoltativo delle carni bovine fu introdotto nel Reg. 1760/2000 in aggiunta a quello obbligatorio, con l'obiettivo di promuovere il miglioramento della qualità del prodotto ed ampliarne la riconoscibilità da parte del consumatore, portando come ricaduta economica ad maggiore valore aggiunto per l'allevatore. Nell'ambito della definizione della proposta di modifica, la Commissione Europea ha messo tuttavia in discussione l'utilità del sistema di etichettatura facoltativo, proponendone l'abolizione e sollevando così un acceso dibattito fra le organizzazioni italiane di settore. L'orientamento della Commissione di abolirlo è derivato dalla convinzione che i benefici apportati da esso apportati siano stati del tutto sottodimensionati rispetto ai costi e agli oneri burocratici connessi alla sua applicazione. Ogni organizzazione sottende, infatti, un complesso apparato organizzativo-burocratico dal costo molto elevato (disciplinare produttivo, una banca dati, un sistema di controllo interno ed un organismo indipendente esterno). Sul fronte dei benefici, il sistema rappresenta indubbiamente per le razze tipiche italiane, un potenziale strumento di valorizzazione economica, anche se il loro peso sul totale della produzione nazionale rimane esiguo. Inoltre, la durata minima della fase di ingrasso in Italia, fissata a sette mesi nel caso di applicazione del sistema di etichettatura volontario, consente un maggiore controllo sull'alimentazione del capo importato dall'estero e ingrassato in Italia. Indubbiamente maggiori ricadute dall'applicazione del sistema potrebbero derivare aumentando l'attività di marketing (aspetto che è stato indubbiamente trascurato dalla maggiore parte delle organizzazioni) per una maggiore riconoscibilità del prodotto da parte del consumatore, nonché arricchendo i disciplinari di etichettatura facoltativa di specifiche di grande appeal per il consumatore (quali per esempio: l'assenza di ogm nell'alimentazione, l'assenza di antibiotici e fattori di crescita o il periodo di frollatura). Al momento il 90% dei disciplinari di etichettatura facoltativa contiene, invece, informazioni deducibili dal passaporto del capo o dall'anagrafe Zootecnica.