Roma, 01 marzo 2023
Siccità, produzione in calo e
costi alle stelle. Sono queste le criticità con cui ha dovuto fare i conti
l'agricoltura italiana nel 2022, ma che trovano come contropartita quantomeno
un livello dei prezzi maggiormente remunerativo rispetto al passato,
specialmente nel comparto zootecnico.
Il
report Agrimercati di ISMEA, relativo al quarto trimestre del
2022 traccia il bilancio di un anno complesso, dove alle tensioni dei prezzi delle
materie prime agricole e dei prodotti energetici si sono sommati gli effetti
della prolungata siccità estiva che ha pesantemente influito sui raccolti di
molte coltivazioni.
Complessivamente, nell'anno appena trascorso, la produzione
agricola si è ridotta in volume dello 0,7%, sintesi della contrazione del 2,2%
del comparto vegetale e dello 0,3% di quello zootecnico, mentre, per effetto di
un'inflazione ai massimi storici, il valore aggiunto è cresciuto in termini
nominali del 14,2%. La spinta inflattiva si è
progressivamente attenuata nell'ultimo trimestre dell'anno, ma i dati di
sintesi del 2022 evidenziano un incremento complessivo dei prezzi su base annua
di oltre il 18% per le coltivazioni e del 25,5% per i prodotti zootecnici. Nel
caso del comparto vegetale, tuttavia, tali aumenti non sono stati sufficienti a
compensare i rincari dei fattori produttivi, comportando un deterioramento
della redditività, mentre la zootecnia ha beneficiato di un maggiore equilibrio.
Osservando più da vicino le
dinamiche dei diversi settori, si evince un raffreddamento della tendenza alla
crescita dei listini del grano, dopo la fiammata della prima parte dell'anno,
in virtù delle buone prospettive sui prossimi raccolti. Al contrario, per il
mais e il risone le previsioni di una produzione mondiale in calo e la scarsa
consistenza degli stock fanno prevedere prezzi in rialzo nei prossimi mesi. Per
quanto riguarda il comparto ortofrutticolo, sono state rilevate dinamiche di
segno opposto tra gli ortaggi, interessati da una generalizzata crescita delle
quotazioni e la frutta, colpita dal crollo dei listini delle varietà autunno
vernine. Sul vino, alle prese con gli aumenti record anche del costo del vetro
e della logistica, pesano le apprensioni relative alla frenata della domanda
domestica in un contesto di giacenze in accumulo e prezzi non sufficienti a controbilanciare
l'escalation dei costi. Per quanto
riguarda l'olio di oliva, la produzione mondiale si candida a essere una delle
peggiori degli ultimi anni, con volumi stimati sotto i 3 milioni di tonnellate
e un forte riverbero sui prezzi nazionali ed esteri.
Per la zootecnia, dove
insistono anche i rincari dei composti destinati all'alimentazione animale, si
osserva un rallentamento delle attività di ingrasso e di macellazione delle
carni bovine e suine, complice nell'ultimo caso anche l'epidemia di PSA (peste
suina africana) non ancora debellata. Anche l'avicolo, interessato da
problematiche sanitarie di grossa entità, ha ridotto l'offerta di carni e uova. È infine in contrazione nella seconda metà del 2022 la produzione di latte, di
riflesso agli aumenti dei prezzi degli input produttivi e delle condizioni
metereologiche avverse, con una netta crescita dei valori in tutte le fasi di
scambio.