Roma, 3 marzo 2023
Nel corso degli ultimi tre anni (2020-2022) abbiamo imparato che l'impossibile può diventare possibile;
abbiamo dovuto fare i conti con nuove incognite - sanitarie, geopolitiche - impensabili di tale gravità,
con le montagne russe di tante variabili e con gli impatti finanziari e sull'economia reale che hanno
generato incertezza e preoccupazioni su ampie fasce della popolazione. Abbiamo anche compreso che
chi si espone a prospettare il sentiment generale o a darne interpretazione tende a seguire le stesse
dinamiche estreme: da eccesso di ottimismo a esagerato pessimismo e viceversa.
Nei mesi a cavallo tra la fine del 2021 e l'inizio del 2022, si era compreso che il Covid-19 e le sue
conseguenze erano ormai, tutto sommato, sotto controllo; l'inflazione viaggiava ancora su livelli
moderati nella maggior parte dei paesi e quasi auspicabili, dopo mesi di dinamica pressoché nulla;
che la Russia potesse invadere l'Ucraina era un'ipotesi nemmeno presa in considerazione. Questi
elementi furono sufficienti a molti osservatori per lanciarsi in proiezioni caratterizzate da eccesso di
ottimismo, sebbene gli istituti internazionali nella seconda metà del 2021 avessero già cominciato a
mettere in evidenza i rischi derivanti dalla congestione logistica nel rimbalzo dell'economia post Covid,
le carenze di alcuni prodotti e le tensioni sui prezzi delle materie prime e semilavorati industriali. Al
contrario, negli ultimi mesi del 2022, il mainstream è stato quello di un'economia mondiale in
sostanziale stallo e destinata a una diffusa recessione che, tuttavia, i primi mesi del 2023 sembrano
smentire evidenziandone un eccesso di pessimismo.
È comunque evidente che avventurarsi in previsioni in un contesto da un lato così deteriorato e
stagnante e, dall'altro così esposto all'improvvisa mutevolezza o alla nuova entrata in gioco di variabili
determinanti le sorti dell'economia mondiale, è esercizio estremamente aleatorio. Quello che, invece,
è certamente utile è continuare a monitorare le variabili e la loro dinamica cercando di dedurre possibili
scenari futuri.
In questo senso, l'ISMEA ha cercato di fornire un quadro oggettivo fin dall'inizio del conflitto in Ucraina
attraverso una serie di report specifici. A un anno dall'inizio dell'invasione Russa dell'Ucraina, si è
ritenuto di rifare il punto dello stato dell'arte rispetto allo scenario economico generale e alle principali
variabili di mercato per il settore agroalimentare