Il comparto agroalimentare nazionale è caratterizzato dalla dicotomia tra il settore agricolo, per il quale l'Italia è strutturalmente dipendente dalle importazioni, e i prodotti trasformati, che invece evidenziano performance molto positive sui mercati esteri. Negli ultimi anni, l'aumento delle importazioni di materia prima deriva anche dal calo produttivo del settore agricolo, dovuto sia all'andamento climatico sempre più siccitoso, sia all'abbandono di alcune produzioni non remunerative per gli agricoltori, in balia dei prezzi internazionali delle commodity. Il comparto dei cereali, della soia e di alcune oleaginose, rappresenta la componente di base per la produzione di una moltitudine di prodotti molto rappresentativi del made in Italy, quali la pasta, il pane, i prodotti da forno, nonché di mangimi per gli allevamenti zootecnici e di conseguenza per la produzione di formaggi, carni fresche e trasformate, compresi quelli di eccellenza (DOP e IGP). L'esame del grado di autoapprovvigionamento, dato dal rapporto tra la produzione agricola e i consumi, evidenzia un risultato particolarmente critico per mais e soia per i quali negli ultimi venti anni sono cresciute in maniera molto consistente le importazioni; nel caso del mais, infatti, si è passati dalla sostanziale autosufficienza dei primi anni 2000 a poco più del 40% nel 2022, anche per la soia, il tasso si è ridotto negli ultimi venti anni scendendo al 32% nel 2022.