Roma, 15 giugno 2023
La spesa per gli alimenti e bevande è costata agli
italiani quasi due miliardi di euro in più rispetto allo scorso anno, a fronte
però di una riduzione delle quantità acquistate. È quanto emerge in sintesi
dall'ultima rilevazione dell'Osservatorio
ISMEA-NielsenIQ sugli acquisti alimentari domestici relativa al
primo trimestre di quest'anno.
L'inflazione, seppur in rallentamento su base annua, continua a rimanere su
valori particolarmente sostenuti soprattutto nel settore alimentare, dove ISTAT
certifica un +12,6% a marzo. In questo contesto l'incremento medio dello
scontrino dell'8,6% indicato da ISMEA riflette una contrazione delle quantità
acquistate e l'adozione di strategie volte al risparmio, soprattutto da parte
dei nuclei a basso reddito, senza particolari differenze tra Nord, Centro e Sud
della Penisola.
Secondo l'analisi, tra le diverse tipologie di famiglie acquirenti sono quelle
con figli adolescenti (le cosiddette maturing
families) a fare i maggiori sacrifici. Per loro l'aumento dello
scontrino rimane sotto al 2% ma il carrello si svuota di quasi il 13% delle
quantità. Di contro i nuclei familiari molto giovani (pre-family) e gli anziani
senza figli a carico riducono solo di pochissimo i volumi acquistati, con
esborsi maggiori rispettivamente del 7% e dell'11%.
Tra i vari canali distributivi, il discount con uno share che ha superato il
20%, è quello in cui si registra il maggior scostamento tra aumento della spesa
(+8%) e riduzione in volume degli acquisti (-8%), a conferma del fatto che sono
le famiglie basso spendenti a subire maggiormente le conseguenze del carovita.
Analizzando le diverse categorie, nel primo trimestre, la spesa risulta in
aumento per tutti i comparti alimentari con incrementi a doppia cifra per uova (+20%), latte e derivati
(+18%), derivati dei
cereali (+13%) e lievemente inferiori per le carni (+9%). Nel
reparto ortofrutta la
spesa cresce di oltre il 3% con variazioni dei prezzi correlati anche a fattori
meteorologici e dinamiche produttive che rendono difficile una lettura
generalizzata. Gli acquisti di oli
vegetali crescono del 5% ma il confronto avviene su un 2022
segnato da rincari record, trainati dall'olio di semi (+52% il prezzo di quello
di girasole). Il comparto delle bevande
registra un incremento di spesa complessivo dell'8,5% al quale contribuiscono
soprattutto le bevande analcoliche, in un contesto di spesa invariata e
contrazioni in quantità per i vini
e di rialzi della spesa inferiori alla media e riduzione in volume delle birre. Per i prodotti ittici, dopo
un 2022 in forte flessione, torna a crescere la spesa, trainata questa volta
proprio dal segmento del fresco che era stato il più penalizzato nella scorsa
stagione. Il pesce fresco infatti è l'unica voce a registrare un recupero dei
volumi (+2%) che, associato all'incremento dei prezzi, fa crescere la spesa del
6,7%. A fronte di ciò, importanti rinunce dei consumatori hanno interessato sia
i prodotti ittici surgelati che le conserve ittiche..