Contesto internazionale
La campagna in corso, con meno di 2,5 milioni di tonnellate prodotte a livello mondiale, è una delle più scarse degli ultimi anni ma non la peggiore. In realtà è la produzione Ue ad essere la più bassa del decennio, con 1,37 milioni di tonnellate, trascinata dalla Spagna che non ha superato le 700 mila tonnellate e che ha segnato un -56% rispetto alla campagna precedente. Di contro l'extra Ue conferma 1,1 milioni di tonnellate riducendo al minimo il gap con la produzione comunitaria. Sono in flessione anche gli scambi del primo trimestre 2023 e le stime del COI sul consumo mondiale propendono per una riduzione rispetto al 2022. A preoccupare, peraltro, sono le previsioni produttive per la prossima campagna che registrano ancora grandi difficoltà per la Spagna a causa del perdurare della siccità.
Situazione produttiva in Italia
Per l'Italia, a frantoi ormai chiusi, ISMEA stima i volumi 2022/23 a 241 mila tonnellate con una flessione del 27% rispetto alla campagna precedente, e una revisione verso l'alto il dato di novembre 2022 elaborato in collaborazione con Italia Olivicola e Unaprol. Per la prossima campagna, pur restando in una situazione di totale incertezza, al momento c'è un cauto ottimismo soprattutto perché questa dovrebbe essere un'annata di carica nelle aree più vocate della Puglia. Intanto, però, si registrano i problemi all'allegagione causate dalle piogge di maggio e giugno in Sicilia e in Calabria rendendo azzardata, ad ora, qualsiasi previsione.
Andamento dei prezzi
Il 2023 sarà ricordato, probabilmente, come l'anno dei record nei listini degli oli di oliva. La scarsa produzione della campagna in corso unitamente alle preoccupazioni per la prossima raccolta iberica hanno fatto sì che nei primi sei mesi dell'anno i listini alla produzione siano schizzati verso l'alto come mai prima d'ora. Il prezzo alla produzione dell'olio EVO italiano è cresciuto del 49% in linea, peraltro, con quanto accaduto in Spagna dove, in media, l'extravergine in giugno ha superato i 6 euro al chilo, livello mai raggiunto prima. Superano il 50% gli aumenti dei prezzi in Grecia e Tunisia dove in giugno, al pari della Spagna, i listini medi hanno superato i 6 euro al chilo con le prime quotazioni di luglio che hanno confermato la tendenza al rialzo. Mai così alti anche i listini del lampante.
Commercio estero
Il primo trimestre degli scambi commerciali sintetizza tutte le prerogative di quest'annata difficile per il settore dell'olio di oliva. Meno volumi scambiati, sia in entrata che in uscita, a fronte di aumenti sostanziosi della spesa per import e più contenuti delle entrate dall'export.
Acquisti domesticiL'aumento dei prezzi alla produzione ha avuto ricadute importanti anche sui prezzi al consumo e questo ha depresso gli acquisti, almeno quelli presso i format della distribuzione organizzata. Nei primi sei mesi del 2023, infatti, le vendite in volume sono scese del 12%, nel complesso, con una frenata dell'11% dell'olio EVO mentre sono aumentate le vendite di olio di sansa di oliva, quindi il segmento più economico del settore. Intanto è continuata la flessione delle vendite in volume anche degli oli di semi, mentre, per rimanere nel segmento dei grassi, le vendite di margarina hanno tenuto.
Prospettive
Scorte ai minimi e una prospettiva non certo rosea per la produzione spagnola della prossima campagna creano apprensione sul fronte degli imbottigliatori che temono carenza di disponibilità a fronte di prezzi alla produzione cresciuti oltre ogni aspettativa. L'indice del clima di fiducia ISMEA, tornato su terreno negativo a differenza di quello riferito all'intero settore agroalimentare ancora positivo, coglie appieno tale preoccupazione. In tale contesto le aspettative italiane per una produzione nazionale che, almeno sulla carta, potrebbe essere superiore a quella della campagna in corsa non bastano a placare l'ansia degli imbottigliatori. In tutto questo la spirale rialzista prezzi-costi non aiuta.