Roma, 29 novembre 2023
Si ferma all'interno di una forbice tra 38 e 40 milioni di
ettolitri la produzione vitivinicola italiana 2023. È quanto emerge dalla revisione
delle stime annunciate a settembre dall'Osservatorio Assoenologi, Ismea e
Unione italiana vini (Uiv), che ha registrato un ulteriore alleggerimento
rispetto ai valori della vendemmia 2022. Si prevede che la contrazione raggiunga
quindi un range variabile tra il -20% e -24%, al netto di eventuali prodotti a
monte del vino (quali mosti, vini nuovi in fermentazione, ecc.) acquistati da altri
Paesi Ue, anziché il -12% preventivato a settembre. Il calo produttivo, che
coinvolge praticamente tutto lo Stivale, è stato determinato in particolare
dalla riduzione del raccolto nelle principali regioni produttive del Nord,
Veneto (-10%) e Piemonte (-17%), ma vede stime sensibilmente peggiorative anche
per le big del vino nelle altre macroaree italiane: Toscana (-30%), Puglia
(-30%), Abruzzo (-60%) e Sicilia (-45%). In particolare, si rileva una
riduzione media complessiva attorno al -9,5% al Nord, -29,5% al Centro, e
-38,2% al Sud. I dati definitivi saranno comunque resi noti il prossimo anno
dagli uffici competenti del Masaf.
Secondo
l'Osservatorio Assoenologi, Ismea e Uiv, l'ulteriore diminuzione è da imputare,
in primis, a un'estate settembrina che si è prolungata per tutto il mese con
sole e temperature massime spesso oltre i 30 gradi. Caldo e mancanza di piogge
da una parte hanno sicuramente influito positivamente sulla qualità delle uve,
dall'altra hanno determinato un alleggerimento dei frutti, con una conseguente
riduzione volumica del raccolto.