Roma, 5 gennaio 2024 - Il 2023 del vino si è contraddistinto
per una forte contrazione della produzione mondiale e un rallentamento degli
scambi internazionali. In Italia con 39 milioni di ettolitri di vino stimati a
fine anno, l'ultima vendemmia si posiziona tra le più scarse degli ultimi
decenni. L'esito produttivo è tuttavia ampiamente controbilanciato dall'
incremento delle giacenze, mai così elevate da inizio millennio, con 51 milioni
di ettolitri censiti al 31 luglio 2023.
L'accumulo degli stock in cantina
accanto a una domanda nazionale ed estera non particolarmente dinamica hanno
condizionato negativamente i listini all'origine per quasi tutto il 2023. Solo a partire dall'estate, con le attese di
una riduzione produttiva, le quotazioni, soprattutto nel segmento dei vini da
tavola, hanno ripreso un minimo di slancio, non sufficiente tuttavia a ribaltare
la tendenza negativa nella media d'anno (-2% la flessione dell'indice dei
prezzi di Ismea sul 2022).
Sul fronte delle esportazioni, i
primi nove mesi del 2023 hanno fatto segnare una sostanziale stabilità dei
volumi inviati oltre frontiera a fronte di un lieve calo dei valori (-2%)
dovuto al diverso mix di prodotti, con una crescita del peso degli sfusi a
sfavore dell'imbottigliato. Frenano anche gli spumanti con un -3% in volume e un
+2,5% in valore. Tra i big l'Italia è l'unico Paese a non aver subito riduzioni
dei quantitativi spediti all'estero. La Spagna ha perso il 4% circa sia in
volume che in valore, mentre la Francia ha ridotto i volumi dell'8% perdendo in
valore l'1%. Molto peggio hanno fatto i Paesi oltreoceano: Cile, Argentina e
Stati Uniti hanno mostrato flessioni di quasi il 30% delle esportazioni in
volume mentre l'Australia si è fermata a -8%.
La domanda interna destinata al
consumo domestico, dai dati dei primi dieci mesi dell'anno, evidenzia un calo
delle quantità acquistate del 3,1%, per un controvalore, sospinto dal caro
prezzi, del +3,1%. I vini fermi risultano maggiormente penalizzati (-4%)
rispetto alle bollicine che si attestano sopra i volumi dello scorso anno
(+1%). Permane, in ogni caso, un atteggiamento prudente dei consumatori tra gli
scaffali, con acquisti "difensivi" che privilegiano i prodotti in promozione o
alcune tipologie più convenienti a scapito di altre soprattutto nel segmento
degli spumanti.
Gli operatori italiani sono ben
consapevoli di alcune criticità del settore che non si limitano alla
congiuntura ma che hanno assunto caratteri strutturali. Dietro alla riduzione
del giro d'affari all'estero non ci sono solamente le ingenti scorte fatte
durante il Covid per il timore di rotture di stock, ma anche un diverso
orientamento della domanda verso vini più facili, meno strutturati ed
economicamente più accessibili, dato il contesto fortemente inflattivo.
Dall'altro lato l'impatto dei cambiamenti climatici e l'aumento dei costi
industriali stanno imponendo serie riflessioni sulla gestione dell'offerta per
evitare annate di sovrapproduzione che potrebbero non essere sostenibili sul
fronte dei prezzi e quindi della redditività.