Roma, 12 marzo 2024 - L'export di vino italiano chiude il
2023 con una flessione tendenziale dell'1% nei volumi (21,4 milioni di
ettolitri) e dello 0,8% nei valori, a poco meno di 7,8 miliardi di euro. Si
tratta, evidenziano le elaborazioni dell'Osservatorio Uiv-Ismea su base Istat, del terzo bilancio
annuale in negativo registrato nel nuovo millennio, dopo la crisi economico-finanziaria
del 2009 e l'effetto Covid del 2020. Ma al contrario dei due precedenti, rileva
l'Osservatorio, il dato di quest'anno evidenzia difficoltà determinate non solo
da variabili congiunturali ma anche da fattori di ordine strutturale, che
sembrano peraltro accomunare tutti i principali Paesi produttori.
L'Italia
conferma comunque la sua leadership nei volumi esportati con la Spagna che
scende a poco più di 20 milioni di ettolitri (-4,1%).
Rispetto alla leggera contrazione complessiva, si
intensificano le difficoltà di quelle tipologie e aree produttive bandiera del
made in Italy enologico. È il caso dei vini fermi a denominazione in bottiglia,
con i volumi a -6,2% per le Dop e a -4,3% per le Igp; contrazioni più marcate
rispetto alla performance complessiva italiana, ma meno evidenti se rapportate
a quelle della Francia, che chiude rispettivamente a -11% e -8%. In particolare,
in linea con le tendenze mondiali, soffrono soprattutto i rossi del Belpaese,
che scendono dell'8% per le Dop e del 6% nel caso delle Igp, un'impasse
evidenziata anche dal calo delle esportazioni di vini comuni in bottiglia (-9%).
Evidenze che si riflettono anche a livello regionale: -12,5% (volume) per i
rossi Dop veneti, -10,5% per i toscani, -5,5% per i piemontesi. Sul versante
bianchi - che vedono i Dop a -4,7% e gli Igp a -1,3% - gli Stati Uniti chiudono
a -5%, controbilanciati dal +3% del Regno Unito (dove però fanno malissimo i
veneti Dop, a -10%) e dal +2% dei Paesi Bassi. Stazionaria la Germania.
Per contro, il 2023 si è distinto per un forte incremento di
vini sfusi (+12%), destinati soprattutto alla Germania, la cui incidenza sulla
tipologia pesa per quasi 2/3 delle esportazioni.
Il quadro si fa più sfumato per gli spumanti, che dopo anni
di crescita inarrestabile (+223% dal 2010 a oggi) cedono in volume il 2,3%
(-1,7% per il Prosecco), con una crescita nei valori del 3,3% (Prosecco a
+5,4%) in un contesto inflazionistico che ha favorito l'ascesa dei prezzi.
Per
lo spumante italiano il 2023 ha visto la caduta in volume nei primi due mercati
mondiali (Usa a -12%, Uk a -4,4%), ma anche una buona crescita nell'Est Europa
e un andamento ancora più sostenuto in Francia, con un più 25%. Un exploit al
quale, secondo l'Osservatorio Uiv-Ismea, ha contribuito l'effetto sostituzione
dello Champagne con il Prosecco (+21%) anche dettato dal minor potere di
acquisto dei consumatori transalpini.
La geografia dell'export vede una divaricazione netta tra i
risultati ottenuti nell'Ue (+5,6% volume e +4,1% valore) ed extra-Ue (-7,5%
volume e -4% valore). In difficoltà i top 5 buyer fatta eccezione per la
Germania che, forte del boom dello sfuso, chiude a +8,4% (volume). Negativo il
bilancio delle esportazioni in Usa, con un tendenziale -9,1%, oltre che in Uk (-1,8%),
Svizzera (-3,6%) e Canada (-11,3%). Bene l'export in Francia (+6,7%), a fronte
di una forte contrazione nei mercati giapponese (-13,4%) e cinese (-22,3%).