Roma, 21 marzo 2024
Nel 2023 è stato il Largo Consumo,per lo più costituito dai generi alimentari, la categoria in assoluto più inflattiva.A dirlo è l'86% dei responsabili di acquisto, come evidenzia un'indagine NielsenIQ- ISMEA, nel mese di dicembre, presso un campione rappresentativo di 3 mila famiglieitaliane. Nel vortice dei rincari sono finiti anche altri capitoli del bilanciofamiliare - a detta degli intervistati - in particolare abitazione e fuori casa(bar, ristoranti e pizzerie), mentre l'impatto del caro-vita è stato più mite,nella percezione dei consumatori, su abbigliamento, trasporti, farmaceutico e strutturericettive.
L'aumento medio nel carrellodella spesa percepito dalle famiglie è stato di quasi l'11% nel 2023. Ma iprezzi di febbraio più freddi, come certificano i dati Istat sull'inflazionealimentare al +3,8% contro il 5,8% di gennaio, aprono prospettive migliorianche sul fronte dei consumi. Un segnaleimportante è anche il ritorno della leva promozionale che sta aumentando intermini di incidenza sulle vendite grocery della grande distribuzione.
Tornando alla fotografia di fineanno, i maggiori rincari, basandosi ancora sulle risposte degli intervistati, sisono avuti nei reparti ortofrutta e oli di oliva, seguiti da formaggi, pescefresco, pasta e carni rosse.Sepressoché tutte le famiglie italiane riconoscono nel largo consumo il settore maggiormentesoggetto agli aumenti di prezzo, di contro, poche di loro si sono dichiarate dispostea fare rinunce nei prossimi mesi su questa voce di spesa. Tra le strategie percercare di limitare l'impatto sullo scontrino finale, le più adottate sonostate la razionalizzazione della spesa, mediante tagli al superfluo e massimizzazionedel rapporto qualità/prezzo, e la preferenza accordata agli ipermercati perusufruire di promozioni, mentre relativamente meno utilizzate sono state lestrategie di downgrading qualitativo del carrello o di diminuzione della frequenza/quantitàdegli acquisti.
Al netto della variabile prezzo, laprovenienza della materia prima è l'aspetto a cui si presta maggiore attenzione:indicato da quasi il 40% degli intervistati supera anche il fattore gusto, chea sua volta stacca la marca e le certificazioni di qualità e sostenibilità.Relativamente alle diversemerceologie, frutta, verdura, pasta, olio extra vergine di oliva sono iprodotti il cui consumo risulta meno comprimibile pur in presenza di rincariavvertiti come elevati. Il consumatore non è disposto a rinunciare neanche allecarni bianche, al latte e alle uova, mentre le altre proteine animali (conbattute di cassa che possono essere più importanti) come formaggi, pesce, carnerossa e salumi, oltre al vino, sono state invece indicate come categorie piùsacrificabili.