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Latte e derivati ovicaprini - Ultime dal settore

Il buon andamento dell'export sta risollevando il comparto ovino da latte, ma solo in parte

Roma, 12 dicembre 2012

A partire dalla seconda metà del 2011, le esportazioni di formaggi pecorini hanno ripreso a crescere, facendo registrare un +7% nei primi otto mesi dell'anno e influenzando significativamente al rialzo le quotazioni del Pecorino Romano destinato al mercato estero, che rappresenta circa il 60% del prodotto nazionale. In particolare, il Pecorino Romano sta mostrando un andamento di mercato decisamente opposto rispetto alla media dei formaggi duri, evidenziando in base all'indice Ismea dei prezzi alla produzione una crescita del 14,6% nel periodo gennaio-novembre. I formaggi duri, nello stesso arco temporale, hanno accusato invece una flessione del 6,5%, che ha pesantemente inciso sull'andamento del settore lattiero caseario nel suo complesso.
Qualche riscontro positivo comincia a rilevarsi anche per il prezzo del latte ovino, soprattutto nel Lazio dove nell'ultimo anno si è avuto un recupero di quasi 7 centesimi per litro. Nonostante il rialzo degli ultimi mesi, invece, resta leggermente negativo il trend del prezzo del latte ovino in Sardegna, mentre in Toscana la situazione è sostanzialmente stabile e assestata su valori abbastanza elevati.
Scendendo nel dettaglio dei formaggi ovini, nel 2012 i prezzi del Romano destinato all'estero sono aumentati del 7,4% rispetto ad un anno fa, mentre il prodotto per il mercato nazionale continua a mostrare quotazioni in calo con una variazione del -2,1% rispetto al periodo gennaio-novembre del 2011. Mercato stabile, infine, per la caciotta e la ricotta che sono prodotti prevalentemente orientati alla domanda interna.
Anche se il mercato dei prodotti lattiero-caseari ovini appare abbastanza dinamico, la redditività degli allevamenti risulta pesantemente compromessa dall'aumento dei costi, mediamente in crescita del 2,7% nei primi dieci mesi dell'anno, soprattutto a causa del rincaro dei prezzi degli alimenti zootecnici e dei prodotti energetici, che rispettivamente hanno segnato un +4 e un +9,7%.

 
 
 

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