Roma, 19 novembre 2013
Per l'olio di oliva e sansa si conferma nei primi sette mesi del 2013 un saldo attivo della bilancia commerciale in termini monetari, seppure più contenuto rispetto al surplus registrato nel 2012. Le elaborazioni Ismea su dati Istat indicano infatti un avanzo di 86 milioni di euro contro i 93 registrati nello stesso periodo dell'anno scorso. Il peggioramento del saldo è dovuto ad una crescita delle importazioni in valore (+14%) superiore all'incremento del fatturato legato all'export (+11%). Da sottolineare come in termini quantitativi ci sia stata invece una battuta d'arresto degli scambi, che tuttavia risulta più marcata per i flussi in entrata (-22%) rispetto all'export (-7%).
Analizzando l'import, i dati aggiornati a luglio indicano un quantitativo di olio acquistato dall'Italia pari a 273 mila tonnellate. L'extravergine ed il vergine, con 217 mila tonnellate, segnano una riduzione del 17% a fronte però di un maggiore esborso (+18%) rispetto allo stesso periodo del 2012. Con 20 mila tonnellate risulta quasi dimezzata, invece, la domanda italiana di olio lampante, segmento per il quale si evidenzia un -17% della spesa corrispondente. Perdite importanti anche quelle relative agli approvvigionamenti all'estero di olio di sansa (-28%) in volume, mentre i corrispettivi fanno registrare un +18%.
Sul fronte export il meno 7% delle spedizioni di olio made in Italy è maturato soprattutto nel segmento dell'extravergine e del vergine. In sette mesi, infatti, sono state esportate 152 mila tonnellate il 9% in meno su base annua. Continua invece la corsa del lampante che in sette mesi ha visto triplicare le proprie consegne all'estero. Si evidenzia quindi uno spostamento delle domanda verso i prodotti a minor valore unitario. Fenomeno che trova riscontro anche nell'incremento dell'export dell'olio di sansa (+3% in volume). Passando agli introiti si evidenzia per tutti i segmenti una forte crescita.
In un anno in cui tutto il mercato oleario mondiale è stato condizionato dalla scarsa produzione spagnola, l'Italia ha dovuto rimodulare drasticamente il suo paniere degli acquisti. Scorrendo la graduatoria dei Paesi che riforniscono l'Italia, si osserva che la Spagna risulta avere più che dimezzato le sue consegne, a fronte del raddoppio dei volumi provenienti dalla Grecia. Si rivela in forte aumento anche la domanda di prodotto turco, mentre cresce a un ritmo inferiore alle attese l'import dalla Tunisia. Piuttosto singolare l'aumento dell'olio in ingresso da Cipro e Francia, mentre crollano le richieste di olio sudamericano i cui volumi sono, comunque, sempre restati molto limitati.
Flessione diffusa della domanda da parte di tutti i principali Paesi clienti dell'Italia a partire dagli Stati Uniti (-14%) e Germania (-11%), ma con incrementi del valore per entrambi del 5%. Si limita al -1% la riduzione della domanda del Giappone, accompagnata però da un +18% degli introiti corrispettivi. Male anche in Canada e Francia. Al contrario si decuplicano quasi le consegne alla volta della Spagna.
A trainare l'olio made in Italy all'interno dei confini iberici è stato soprattutto il lampante, passato in sette mesi da 320 tonnellate a ben 9.000, raggiungendo una quota sul totale dell'export verso la Spagna del 56% (era il 18% nei primi sette mesi del 2012). In forte aumento, ma in misura meno che proporzionale a quella del lampante, la domanda iberica di olio extra e vergine proveniente dall'Italia: in volume si è passati dalle 184 alle 1.300 tonnellate. Più che triplicata anche la richiesta di olio di sansa che con 5.780 tonnellate si aggiudica il 35% del totale (contro il 75% dello stesso periodo dello scorso anno).