Prosegue nel primo trimestre del 2013 la stretta creditizia ai danni del settore primario: i crediti bancari erogati agli agricoltori nei primi tre mesi dell'anno hanno di poco superato la soglia dei 479 milioni di euro, in calo 3,9 punti percentuali rispetto all'ammontare corrispondente dei primi tre mesi del 2012. Questo il risultato dell'analisi dei dati sul credito agrario di fonte SGFA , aggiornati a marzo 2013.
Nel dettaglio territoriale si ravvisano tuttavia dinamiche divergenti: in crescita il credito agrario nelle regioni del Centro-Nord; in flessione al Sud e nelle Isole maggiori.
Nel trimestre di osservazione diminuiscono i finanziamenti di lungo periodo e soprattutto quelli di breve; crescono invece i finanziamenti di medio periodo. Corrispondentemente, si contraggono i finanziamenti per la gestione ordinaria e per la ristrutturazione, a fronte della crescita dei finanziamenti per investimenti.
L'evoluzione complessivamente negativa del credito agrario è stata interpretata dalle imprese del Panel ISMEA di imprese agricole e dell'industria alimentare come diretta conseguenza dell'inasprimento delle condizioni per accedervi. I risultati dell'indagine qualitativa condotta nel mese di marzo 2013 hanno infatti evidenziato che nel corso degli ultimi dodici mesi meno imprese del settore agroalimentare hanno deciso di rivolgersi ad un Istituto bancario per l'accensione di nuove linee di credito a causa della richiesta di garanzie sempre più gravose, dell'innalzamento dei tassi di interesse e dell'allungamento dei tempi di istruttoria e procedurali.
Sebbene nel corso degli ultimi dodici mesi le imprese manifatturiere, più di quelle agricole, abbiano fatto richiesta di un nuovo credito, tutte le imprese richiedenti, sia industriali sia agricole, hanno dichiarato di essere state spinte a chiedere un prestito bancario principalmente dalla necessità di finanziare l'attività ordinaria, fenomeno questo che riflette il difficile momento in cui versano le imprese, strette tra scarsa liquidità, elevata pressione fiscale e stagnazione della domanda interna. Invero, la scarsa liquidità causata principalmente dall'insolvenza dei debitori dell'impresa, rappresenta una grande fonte di preoccupazione per le imprese del Panel che temono, come conseguenza, la chiusura e la fuoriuscita dal settore delle imprese di piccola e media dimensione, nonché il ridimensionamento dell'attività di diverse imprese e il licenziamento di una quota significativa del personale dipendente.