Roma, 28 febbraio 2014
Per il 2014 la produzione di carne di maiale nell'Unione Europea dovrebbe stabilizzarsi e così anche il prezzo. Questo è quanto è emerso dall'analisi dell'Istituto francese IFIP nell'ambito della conferenza sulla suinicoltura organizzata da Adisseo (Parigi) il 3 febbraio 2014.
Per la produzione, dopo la contrazione registrata nel 2013, connessa agli effetti della normativa dell'UE sul benessere animale, viene indicata una stabilità, sintesi di andamenti di segno opposto tra i principali produttori dell'UE.
Anche il prezzo medio di carne suina nell'UE dovrebbe mantenersi stabile, posizionandosi su di un valore medio di 1,76 €/kg registrato nel 2013. Tale andamento risente anche delle esportazioni verso la Cina, che da un forte impulso all'export europeo alla fine di ogni anno, a causa della maggiore e crescente domanda per il Capodanno cinese.
La Cina resta un importante mercato d'esportazione per le carni suine dell'UE, anche se viene evidenziato come sia difficile prevedere l'esatto potenziale di crescita. E' infatti noto come la produttività delle aziende cinesi sia decisamente inferiore rispetto a quella delle aziende del settore suinicolo europeo (i suinetti prodotti per scrofa sono circa 14, la mortalità è alta, la conversione alimentare è elevata ma c'è una forte incidenza di problematiche legate agli aspetti sanitari ed ambientali). La Cina vorrebbe diventare autosufficiente ma questo è ancora lontano dall'accadere, spiega Van Ferneij, l'economista che ha presentato lo studio.
Sull'andamento del mercato dell'UE un ruolo importante viene svolto dalla Russia, se si considera che ad essa viene destinato circa il 3,5% di tutta la produzione comunitaria. L'attuale divieto russo di importare carne di maiale dall'UE - deciso dopo che in Lithuania gli ispettori veterinari hanno rilevato la presenza di ASF (peste suina africana) - può avere un forte impatto sull'andamento di medio-lungo periodo del mercato UE nell'ipotesi in cui dovesse protrarsi. E' stato fatto anche presente come la Russia abbia annunciato di riaprire le proprie frontiere alle carni suine degli Stati Uniti, a condizione che non vi siano tracce di ractopamina, un promotore di crescita antimicrobica (la carne made in USA nel mercato russo è stata vietata a partire da Settembre dello scorso anno proprio per questo motivo).