Roma, 7 marzo 2014
Il perdurare della crisi economica, che ha costretto le famiglie a tagliare sui consumi alimentari con evidenti ricadute anche sul target qualitativo dei prodotti acquistati, coinvolge a pieno titolo i prodotti ittici.
Tra le mura domestiche il consumo di pesce fresco e trasformato è calato nei primi undici mesi del 2013 del 3,5% in quantità su base annua, in un contesto che vede il consumo ittico pro-capite scendere in Italia sotto la soglia dei 20 kg/annui, per la prima volta dall'inizio del nuovo millennio.
Ma a far riflettere, oltre alla riduzione quantitativa, è la significativa flessione della spesa corrispettiva (-13,2% nel periodo in esame) che ben incarna il crescente orientamento degli italiani verso modelli di consumo low cost.
Analizzando più nel dettaglio i dati degli acquisti rilevati dal panel famiglie Ismea GFK-Eurisko, si evince poi un deciso taglio nel segmento del fresco, che si riduce del 5% nei volumi e di quasi il 20% in termini monetari, di riflesso ad una maggiore preferenza accordata ai prodotti più competitivi sul versante prezzi, quali quelli importati e/o allevati.
Tra le specie di provenienza italiana resistono solo le trote, il cui consumo è cresciuto del 2,7% in quantità e del 16% in valore, mentre si assiste, più in generale, ad uno spostamento dei consumatori verso i prodotti secchi salati e affumicati, avvantaggiati dai significativi ribassi dei prezzi e da una maggiore conservabilità.
Tra questi ultimi, i cui acquisti nel complesso sono cresciuti del 12,8% in volume a fronte di un meno 11,6% dei corrispettivi monetari, la categoria più rappresentativa è il salmone affumicato, la cui fonte di approvvigionamento della materia prima è totalmente estera.
Per completare lo scenario del consumo di prodotti ittici in Italia, un'indagine qualitativa condotta da Ismea sul canale extra-domestico, in rapporto all'utilizzatore finale, evidenzia che il consumo fuori casa di pesce si lega a momenti di festa o al tempo libero (nel weekend, alla sera), più frequentemente nella stagione estiva e in ristoranti specializzati, nei confronti dei quali si ripone la propria fiducia. Nella percezione del consumatore risultano prevalere più gli aspetti connessi alla gratificazione e alla golosità rispetto a quelli salutistici e, sebbene idealmente il prodotto a base di pesce italiano sia in cima alle preferenze dei consumatori, non si tende a porsi troppi interrogativi sulla provenienza dei prodotti scelti al ristorante. Elemento, questo, che di certo non incoraggia i ristoratori a approvvigionarsi maggiormente di prodotti nazionali.
In effetti, l'analisi degli scambi commerciali con l'estero, se, da un lato, rivela un lieve miglioramento nel 2013 del deficit in valore della bilancia commerciale italiana grazie ad un crescita degli introiti del 6,6% sull'anno precedente a fronte di una sostanziale stabilità degli esborsi, dall'altro fa emergere un ulteriore incremento dei quantitativi di pesce importati dai Paesi fuori dai confini comunitari.
Le elaborazioni Ismea sui dati Istat relativi al periodo gennaio-ottobre, indicano un incremento delle importazioni di prodotti ittici freschi e trasformati del 2,1%, attribuibile principalmente al segmento del trasformato (+2,7%) e al contributo dei paesi terzi (+4,5%).
Emerge un rilevante aumento degli acquisti oltrefrontiera di calamari e calamaretti freschi (+20,8% sullo stesso periodo nel 2012) provenienti soprattutto dalla Spagna e dalla Slovenia. In crescita anche il prodotto congelato (+11,8%) in parte di provenienza iberica ma soprattutto dai Paesi asiatici (Thailandia, Cina, India, Vietnam). Sempre tra i prodotti trasformati, i maggiori flussi in entrata hanno interessato anche i gamberi e gamberetti congelati, per i quali l'Argentina si conferma il principale Paese fornitore, seguito dalla Spagna, e salmoni affumicati (inclusi i filetti) provenienti da Polonia, Lituania e Svezia. Orate e spigole, che dopo il salmone, sono tra i prodotti freschi che maggiormente importiamo, registrano un lieve aumento nei quantitativi (+1% circa), a cui si accompagna una flessione del valore particolarmente significativa per le spigole (-7,5%). Per queste due tipologie la Grecia si conferma il principale mercato d'approvvigionamento, seguito da una Turchia emergente con oltre il 20% in più delle spedizioni in Italia rispetto al 2012.
La penisola italiana, conclude Ismea, risulta sempre più dipendente dal prodotto estero che attualmente copre oltre i tre quarti del fabbisogno ittico nazionale, con un ruolo crescente delle forniture dei Paesi extra Ue, più economiche e quindi di maggior appeal per i consumatori, in momenti di austerity come quello attuale