Roma,5 maggio 2014
Primo trimestre positivo per i prezzi dell'olio italiano extra vergine e vergine di oliva, che contrariamente alle aspettative, non risultano condizionati dai ribassi dei listini iberici. Dopo un avvio di campagna incerto, sottolinea l'Ismea nel report trimestrale Tendenze dedicato alla filiera olivicola-olearia, i primi tre mesi del 2014 hanno infatti evidenziato una netta ripresa delle quotazioni, rispettivamente dell'8,2% per l'extra vergine e del 7,8% per il vergine.
A differenza della Spagna dove una produzione stimata sopra il milione e mezzo di tonnellate, in netto recupero sulla pessima campagna 2012/2013, sta trascinando al ribasso i prezzi, l'esito produttivo della campagna olivicola italiana non all'altezza delle aspettative, sta generando una rincorsa all'acquisto delle partite di olio migliori spingendo verso l'alto le quotazioni.
In base alle rilevazioni dell'Istituto risultano in particolare le piazze pugliesi a trainare i rialzi, con il Barese in primis, che ha chiuso marzo con un valore medio dell'extravergine a 3,21 euro al chilo, sino a raggiungere nelle prime settimane di aprile il valore record di 3,34 euro al chilo. Situazione analoga nel Foggiano dove a marzo sono stati toccati 3,09 euro al chilo e ad aprile i 3,21 euro. Assestamenti verso l'alto dei listini si stanno verificando anche in Calabria, mentre la situazione appare più stabile in Sicilia, dove solo il mese appena concluso è stato segnato da qualche tensione al rialzo.
Se si guarda ai valori medi, il confronto dei prezzi su base annua rimane comunque negativo, con il 2013 che aveva visto lievitare, complice la scarsa produzione spagnola, i listini internazionali e nazionali specie nelle prime fasi della campagna.
Oltre che alla fase agricola, Ismea ha rilevato nel primo bimestre dell'anno una crescita dei prezzi dell'olio di oliva confezionato anche al consumo, nonostante la dinamica negativa degli acquisti domestici. I dati del panel consumatori Ismea/Gfk-Eurisko evidenziano infatti nei primi due mesi del 2014 un'ulteriore frenata degli acquisti di olio d'oliva delle famiglie del 10% in quantità, a fronte di una tenuta della spesa corrispettiva, grazie ai rincari nel segmento dell'extra vergine di oliva.