Roma 6 maggio 2014
Secondo dati ancora provvisori il 2013 si è chiuso, sulla scia di quanto accaduto nel 2012, con una lieve flessione degli scambi internazionali di vino in volume (-2%), ma con un balzo in avanti dell'1% della spesa corrispettiva che ha superato complessivamente i 25 miliardi di euro. È quanto emerge dal Report Ismea sul commercio mondiale divini e mosti, che analizza sulla base dei dati Gta (Global Trade Atlas), i flussi in entrata e in uscita dei principali mercati mondiali di riferimento.
Tra i più importanti Paesi acquirenti di vino,sottolinea il report Ismea, i primi quattro (Stati Uniti, Regno Unito,Germania e Canada) mostrano tutti un segno meno nei volumi acquistati, particolarmente evidente per gli Usa (-6%) e per l'UK (-7,4%), quest'ultimo inconcomitanza anche di una riduzione degli esborsi monetari. La frenata degli approvvigionamenti esteri degli Usa, dopo un quinquennio di crescita delle importazioni vinicole particolarmente sostenuta, è imputabile esclusivamente al segmento dello sfuso, che è arretrato del 24%, a fronte di un passo avanti del 3% dei vini in confezione inferiore ai due litri, e dell'8% degli spumanti. Cile, Australia e Argentina, i primi tre fornitori di sfuso degli Stati Uniti, sono chiaramente quelli che più di tutti hanno risentito della flessione delle richieste registrando, rispettivamente, un -17%, -26% e -47%.
Tra i principali Paesi fornitori, l'Italia conferma la sua leadership in termini di volumi esportati nonostante la flessione del 4% delle spedizioni oltre frontiera, e la Francia si conferma al primo posto per fatturato all'estero. La Spagna, terza nazione per valore dell'export e seconda in termini quantitativi, risulta avere avuto la performance peggiore nel 2013, di riflesso all'elevata incidenza di vino sfuso (circa il 50%) nel suo export. Tra i Paesi del Nuovo Mondo, invece, si evidenzia il +18% del Cile che, Stati Uniti a parte, ha visto crescere quasi ovunque le proprie esportazioni.