Roma,4 giugno 2014
Margini talmente ridotti da non riuscire a remunerare il lavoro degli imprenditori agricoli e dei familiari coinvolti: è quanto emerge dall'elaborazione della catena del valore relativa alla produzione di olio extravergine e vergine di oliva, elaborata dall'Ismea nell'ambito delle azioni del Piano nazionale del settore olivicolo-oleario promosse dal Mipaaf. L'analisi mette in evidenza come l'elevato fabbisogno di manodopera nella fase di raccolta delle olive, l'estrema frammentazione della filiera - che vede produttori, frantoi, raffinerie, confezionatori e distributori spartirsi fasi dell'attività produttiva - e una dipendenza strutturale dagli approvvigionamenti di materia prima estera, rendano particolarmente difficile, alla fase agricola, il conseguimento di un'utile di impresa.
Risulta pertanto che per ogni euro speso dalle famiglie per l'acquisto di olio di oliva extravergine, 14 centesimi restano al settore della distribuzione finale per la remunerazione del lavoro e del capitale, quasi 20 centesimi vanno al settore olivicolo, mentre circa 3 centesimi sono assorbiti nel complesso delle fasi di frangitura, confezionamento e commercio all'ingrosso. Ben 25 centesimi finiscono poi all'estero per coprire il fabbisogno di olio vergine ed extravergine sfuso importato e poi confezionato in Italia, mentre i restanti 34 centesimi remunerano tutti gli altri fattori produttivi che sono coinvolti in maniera indiretta nel processo, come l'energia elettrica, prodotti chimici, servizi finanziari, ecc.
Scomponendo ulteriormente il ricavo realizzato dalla vendita delle olive, dei 20 centesimi destinati alla imprese, sottolinea l'Ismea, quasi 9 sono assorbiti dai salari dei lavoratori dipendenti e altri 7 centesimi dagli ammortamenti. Come reddito operativo (al lordo delle imposte), all'imprenditore resterebbero quindi solo 3,5 centesimi che, tuttavia, non sono sufficienti a remunerare al salario di mercato il lavoro proprio e dei familiari.
Qualora, infatti, il lavoro familiare fosse computato esplicitamente assieme ai salari il reddito operativo assumerebbe valore negativo (-0,074 €). Ai fini dell'analisi, non sono stati appositamente conteggiati i contributi pubblici all'olivicoltura, in quanto la metodologia adottata ha l'intento di esplicitare la scomposizione del valore di mercato di un prodotto finale, evidenziando come tale valore, per effetto delle sole dinamiche di mercato, si distribuisca tra i settori economici che partecipano al processo dalla produzione della materia prima alla vendita sul mercato finale del prodotto finito. Occorre inoltre evidenziare che l'elaborazione non è riferita ai casi di aziende integrate verticalmente, cioè alle realtà presenti nel settore olivicolo- oleario nazionale che, integrando alcune e tutte le fasi della filiera, dalla produzione agricola alla vendita diretta al consumatore, riescono ad aumentare la propria quota di valore.