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Semi oleosi - Ultime dal settore

Ismea pubblica i risultati del primo censimento delle strutture di stoccaggio cerealicole in Italia

Roma, 13 giugno 2014

Il numero dei centri di stoccaggio censiti in Italia ammonta a circa 1200, per un potenziale di oltre 11 milioni di tonnellate, riconducibile per il 55% ai silos e per il restante 45% ai magazzini. Tra le Regioni che si contraddistinguono per una maggiore capacità di stoccaggio spiccano Veneto ed Emilia Romagna, seguite nell'ordine da Lombardia, Puglia, Piemonte e Friuli Venezia Giulia.
E' quanto emerge dalla prima indagine censuaria a livello nazionale effettuata da Ismea nel 2013 i cui risultati sono illustrati nel rapporto "Censimento delle strutture di stoccaggio dei cereali in Italia" pubblicato negli scorsi giorni e scaricabile gratuitamente.

L'iniziativa, che si inserisce nell'ambito delle attività del Piano cerealicolo nazionale finanziato dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, ha permesso di ottenere oltre a una mappatura geografica dei centri di magazzinaggio, anche una ricognizione delle caratteristiche strutturali, dotazioni strumentali e modalità di gestione all'interno dei centri, finora disponibile solo in maniera frammentata e limitata solo ad alcune realtà territoriali.
In sintesi i risultati del censimento evidenziano una struttura generalmente inadeguata alle necessità della filiera. Fatte le dovute eccezioni per alcuni casi di maggiore efficienza, il maggior numero di centri di stoccaggio in Italia si caratterizza, infatti, per una spiccata obsolescenza, una contenuta capacità oraria di lavorazione, un'unica fossa di ricevimento e linea di carico che limita lo stoccaggio differenziato per partite omogenee di prodotto.

Ne consegue, sottolinea l'Ismea nello studio, anche in ragione della spiccata polverizzazione produttiva in Italia, che la produzione nazionale di cereali risulta difficilmente organizzabile in lotti di dimensioni tali da costituire "massa critica", con caratteristiche qualitative omogenee e tali da soddisfare le esigenze delle industria di trasformazione. La domanda industriale, infatti, necessita per sua natura di un approvvigionamento costante, sia in termini temporali che quali-quantitativi ed è pertanto maggiormente incentivata a ricorrere al prodotto estero, come testimonia l'andamento strutturalmente elevato del nostro import di granella di frumento e in costante crescita negli ultimi anni per il mais.

I risultati ottenuti dal censimento, conclude l'Ismea, lasciano intravedere ampi margini di miglioramento della filiera, con particolare riferimento alla necessità di incentivare in Italia lo stoccaggio differenziato per standard qualitativi, rispondenti alle necessità della lavorazione industriale, per limitare il ricorso alla materia prima estera e incrementare la crescita competitiva del settore.

 

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