La scarsa disponibilità sul mercato interno e la vivacità della domanda della popolazione urbana continua a sostenere l'aumento delle importazioni di carni bovina in Cina. Nel primo trimestre 2014, si evince dalle elaborazioni Ismea su dati GTA (Global Trade Atlas), i volumi acquistati dal colosso asiatico, attestatisi a oltre 70 mila tonnellate, hanno evidenziato una crescita esponenziale - soprattutto nel confronto con due anni fa - con tassi di variazione addirittura a 4 cifre (oltre ben 13 volte i livelli del 2012).
L'Australia ha continuato a rafforzare la propria leadership come fornitore di carne bovina alla Cina, detenendo oltre la metà del mercato, e tale posizione è destinata ad aumentare visti gli ingenti investimenti in bovini di allevamento che diverse aziende cinesi stanno effettuando in Australia. Nei primi tre mesi dell'anno le spedizioni australiane in Cina sono aumentate di oltre il 54% rispetto allo stesso periodo del 2013 e sono risultate 20 volte più elevate dei volumi del primo trimestre 2012.
Sono aumentate anche le importazioni da altri fornitori rilevanti, come Uruguay e Nuova Zelanda, che hanno fatto segnare rispettivamente un +41% e un +21%. A partire dal giugno 2011, la Cina ha gradualmente liberalizzato il proprio mercato nei confronti del Canada, consentendo le importazioni di carni bovine disossate provenienti da animali di età inferiore ai 30 mesi. Il Canada è il primo paese colpito dalla BSE a riprendere gli scambi di carni bovine con la Cina, come evidenziato anche dalla crescita delle spedizioni nel primo trimestre 2014 (+2%), mentre l'accesso al mercato cinese continua ad essere sbarrato per Stati Uniti e paesi dell'Unione Europea.