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Carni suine e salumi - Ultime dal settore

Salumi, export in Russia doppiamente penalizzato

Roma, 4 settembre 2014 - Dopo il boom del 2013, l'export di salumi made in Italy in Russia rischia di chiudere l'anno con pesanti segni meno e non solo a causa dell'embargo imposto da Mosca. Lo stop all'import di prodotti agroalimentari della Ue, decretato il 7 agosto scorso dal Cremlino in risposta alle sanzioni introdotte dall'Europa dopo lo scoppio della crisi Ucraina, si inserisce in una situazione resa già particolarmente difficile dalle limitazioni sanitarie che il governo russo aveva precedentemente varato a seguito di alcuni casi di peste suina africana.

Lo rivela l'Ismea, segnalando che nei primi quattro mesi del 2014 l'export di preparazioni suine verso la Russia ha accusato una contrazione del 20%, invertendo bruscamente il trend espansivo registrato a partire dal 2010 e proseguito fino allo scorso anno, con un incremento di oltre il 50% in valore.
La Russia rappresenta il quarto mercato di sbocco extra-Ue per le lavorazioni a base di carni suine. Nel 2013 il fatturato a Mosca ha sfiorato i 18 milioni di euro, un giro d'affari che ha assegnato all'Italia il ruolo di secondo fornitore di salumi dopo l'Ucraina.

L'importanza del mercato russo per la suinicoltura nazionale non si limita al comparto delle preparazioni. Significativi sono anche gli introiti generati dall'export di carni fresche (3,2 milioni di euro nel 2013) e di frattaglie e grassi (33,5 milioni), per un valore complessivo del settore che ha sfiorato l'anno scorso i 55 milioni di euro.

 
 
 
 
 

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