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Carne bovina - Ultime dal settore

Previste in crescita le esportazioni di carni bovine nel 2015

Le esportazioni mondiali di carne bovina nel 2015 - secondo le recenti previsioni divulgate dall'USDA (United States Department of Agriculture) - dovrebbero aumentare del 2%, raggiungendo il livello record di 9,9 milioni di tonnellate. A supportare la crescita delle esportazioni saranno proprio i due Paesi leader, Brasile e India, che compenseranno le flessioni dei volumi esportati da Stati Uniti ed Australia, penalizzate da un'offerta contenuta e dai prezzi elevati. La crescita della domanda sarà invece supportata dai paesi asiatici, in particolare dalla Cina e da Hong Kong.

La produzione degli Stati Uniti è prevista in flessione del 2%, e malgrado la domanda mondiale resterà sostenuta, le esportazioni americane segneranno una flessione del 3%, per un volume che si approssimerà ad 1,1 milioni di tonnellate.

Anche in Australia, la produzione, che nel 2014 ha raggiunto livelli record, è prevista in flessione del 7% nel 2015, per le scarse scorte di capi pronti al macello; pertanto anche per l'Australia le esportazioni di carni bovine nel prossimo anno saranno probabilmente ridotte del 10%.

Continuerà invece l'ascesa del Brasile, che grazie ai bassi costi di produzione, ottenuti con allevamenti estensivi dotati di strutture ridotte e grandi disponibilità di pascoli, sarà il leader nelle esportazioni nel 2014 e nel 2015 con oltre 2 milioni di tonnellate e.c. di carni bovine.

L'Unione Europea nel 2015, secondo le stime di ottobre dell'USDA, manterrà invariate le produzioni di bovini e carni bovine a 7,475 milioni di tonnellate equivalenti carcassa. Al contempo ridurrà leggermente le quantità importate, passando da 360 mila t.e.c. a 355 mila, e diminuirà le esportazioni passando da 255 mila a 245 mila t.e.c.

Nel panorama mondiale, emerge l'evoluzione delle importazioni della Cina, dove nel corso del degli ultimi tre anni i volumi si sono più che decuplicati. Beneficiano di questo nuovo mercato di sbocco, in primis l'Australia (con una quota prossima al 50%) seguita da Uruguay e Nuova Zelanda.

 
 
 

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