Roma, 12 gennaio 2015
Ismea ha realizzato, nell'ambito del Piano di settore Cerealicolo, uno studio sui costi di produzione e sulla redditività del frumento, svolgendo un'indagine su un panel di aziende rappresentative dei principali distretti produttivi italiani. L'elaborazione dei dati provenienti dai conti economici delle aziende agricole coinvolte ( ricavi, costi variabili e fissi, margine lordo e reddito operativo), ha permesso di stabilire un benchmark per la valutazione della redditività in determinate tipologie di aziende e areali produttivi. Lo studio di Ismea ambisce a rappresentare un riferimento utile nella definizione dei contratti di coltivazione, che sono tra gli strumenti incoraggiati dalla nuova Ocm unica della riforma Pac 2014-2020 come elemento chiave nella risoluzione di alcuni dei problemi strutturali che affiggono la filiera. L'adozione di contratti di coltivazione potrebbe, infatti, costituire uno stimolo per gli imprenditori agricoli a garantire alla controparte industriale una fornitura della materia prima costante nel tempo e dotata di standard qualitativi conformi alla domanda, tale da disinnescare le motivazioni di base delle massicce importazioni nazionali di granella, che trovano origine proprio nell'incostanza quali-quantitativa dell'offerta interna. Anche sul fronte della spiccata volatilità dei prezzi, che sono l'altro grande problema della filiera, la diffusione dei contratti dovrebbe avere delle ricadute positive.
Quanto ai risultati dello studio condotto dall'Istituto, si evince una spiccata differenziazione della redditività agricola relativamente alle aziende tipo individuate nelle zone maggiormente vocate alla loro coltivazione. Una variabilità da attribuire essenzialmente ai fattori pedoclimatici, al mercato, all'entità del sostegno comunitario ma anche alle scelte manageriali condotte nelle imprese.
Da sottolineare poi che nei due terzi delle aziende oggetto dello studio, sia del frumento duro che del frumento tenero, l'assenza di un contributo pubblico genera una rilevante perdita. In mancanza delle misure di sostegno al reddito, infatti, risultano remunerative solo le attività agricole dell'azienda-tipo pugliese per il frumento duro e di quella piemontese nel caso del frumento tenero. Fermo restando tali osservazioni di carattere più strutturale che determinano la differenziazione del reddito agricolo, è da osservare, infine, che esso è fortemente influenzato anche dalle dinamiche che si registrano in maniera significativa, anche su base mensile, per i prezzi all'origine della materia prima (ricavi) ed anche di quelli degli input di produzione (costi variabili).