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Agroalimentare - Ultime dal settore

Prezzi agricoli: avanti adagio a gennaio (+0,8%)

Roma, 19 febbraio 2015 -

Il 2015 apre con un mini rimbalzo mensile dei prezzi agricoli. Lo segnala l'Ismea sulla base dell'indice dei prezzi all'origine che si è attestato a gennaio a 116,4 (base 2010=100), facendo segnare un aumento dello0,8% su dicembre 2014. Su base annua il divario resta invece negativo, con i prezzi in flessione dell'1,2% rispetto a gennaio 2014.Tra le coltivazioni, che nel complesso avanzanodell'1,6% su base mensile, gli incrementi maggiori dei listini hanno interessato gli ortaggi (+13,7% rispetto a dicembre), di riflesso al buon andamento delle produzioni in serra, e i semi di soia, in crescita del 4,5%. Prosegue per gli oli di oliva il trend positivo (+0,4%), mentre nel comparto cerealicolo (+0,6% l'incremento medio), si evidenzia la battuta d'arresto del frumento duro (-1%), a fronte dei rincari di grano tenero, mais e risone. Negativo il bilancio mensile per la frutta e il vino, che cedono rispettivamente il 3,4% e lo 0,4%.
Sempre nella dinamica congiunturale, le rilevazioni dell'Ismea indicano quotazioni ancora in calo per l'insieme delle produzioni zootecniche (-0,4%), con riduzioni marcate per le uova (-2,3%) e più contenute per lattiero-caseari e bestiame vivo (entrambi a meno 0,2%).

Passando all'analisi su base annua, il calo dell'1,2%dell'indice è la sintesi di dinamiche di segno inverso, con l'aggregato zootecnico in caduta del 9,7% e le coltivazioni vegetali in crescita del 6,8%. Tra queste ultime, i prezzi degli oli di oliva si mantengono su livelli superiori di oltre il 70% rispetto a quelli di un anno fa, trainati soprattutto dagli extravergini, quasi raddoppiati. Positivo il confronto con gennaio 2014 anche per cereali (+7,4%), frutta (+5,7%) e ortaggi (+1,8%), mentre si conferma pesante il bilancio del vino (-8,9%) e dei semi di soia (-19,6%).

Profonde e generalizzate le contrazioni dei listini zootecnici. Tra il bestiame vivo (-8,7% la flessione media annua), si registrano cedimenti compresi tra il -12,8% dei suini e il -5,8% degli avicoli, con gli ovi-caprini unica voce in controtendenza (+6,4%). I lattiero caseari e le uova, infine, hanno perso in un anno rispettivamente l'11,2% e il 6,3%.

 
 

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