Secondo le ultime stime del Fondo monetario internazionale la crescita economica mondiale e dell'Area euro, nel 2015, sarà meno sostenuta di quella prevista lo scorso luglio. In particolare, a livello mondiale l'economia dovrebbe crescere del +3,1% (era del +3,3% secondo la previsione di luglio) contro un +1,5% previsto nell'Eurozona (versus l'1,6% di luglio).
La frenata della crescita dei Paesi Emergenti con il rallentamento del commercio mondiale sono i fattori determinanti di tale revisione al ribasso, sulla quale invece ha avuto un effetto contrario e positivo la solidità del ciclo statunitense, la cui crescita economica per l'intero 2015 è stata rivista al rialzo di un decimo percentuale (dal +2,5% al +2,6%).
Più da vicino, in riferimento ai Paesi Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa), il Fmi ha previsto che l'economia del Dragone, quest'anno, crescerà del 6,8% (dopo il +7,4% del 2014) mentre quella Russa segnerà una contrazione del 3,8%.
Nell'Eurozona - in riferimento alla quale i dati del secondo trimestre evidenziano l'evoluzione ciclica positiva della Spagna, la crescita meno tonica di Germania e Italia e la stagnazione della Francia - la riduzione del prezzo del petrolio sotto la soglia dei 50 dollari/barile (quotazione Brent) a partire da settembre ha mantenuto fermo il livello dei prezzi, che anche in media d'anno nel 2015 non dovrebbe variare rispetto al 2014 (inflazione nulla).
La previsione di una divaricazione delle politiche monetarie tra Europa e Stati Uniti, con la Banca centrale europea intenzionata a varare la fase 2 del quantitative easing e la Federal Reserve, al contrario, propensa a rialzare (si prevede entro la fine dell'anno), seppure a piccoli passi, i tassi di riferimento, sta producendo effetti tangibili sui mercati valutari. Il cambio euro/dollaro si è portato a novembre sotto la soglia 1,08 e potrebbe confermare la tendenza al ribasso, favorendo implicitamente le esportazioni dell'Eurozona sia in Usa sia in quei mercati (Regno Unito e Svizzera in particolare), in cui i rapporti tra valute stanno determinando un vantaggio competitivo per i paesi europei con moneta comune.
Positive e al rialzo le previsioni per l'economia italiana. Grazie ai segnali di miglioramento registrati nei primi sei mesi del 2015 - modesti ma importanti se confrontati con la fase recessiva nazionale iniziata nel 2011 - il Fmi, l'Ocse e anche l'Istituto di statistica nazionale nella loro recente release hanno rettificato in aumento la precedente previsione del +0,7% del Pil su base annua: l'incremento passa al +0,8% sia secondo il Fmi sia secondo l'Ocse e al +0,9% secondo l'Istat.