La spesa delle famiglie per gli acquisti agroalimentari registra una lieve flessione nei primi tre mesi del 2016: dello 0,5%, il calo rispetto ai primi tre mesi del 2015.
Tale flessione, che segue alla stasi del 2015 (+0,3% su base annua) e al calo dell'anno ancora prima (-1,1% nel 2014 rispetto al 2013), è il riflesso di un mercato incerto, dove la pacata dinamica inflattiva ha celato, in alcune fasi e per alcune tipologie di prodotto, l'andamento calante delle quantità acquistate.
Se inizialmente la contrazione dei consumi veniva ricondotta ad una semplice riduzione degli sprechi, (sano principio acquisito solo nei tempi di crisi), le dinamiche del 2015 evidenziano una chiara rivisitazione della spesa delle famiglie, fondata spesso su scelte di tipo salutistico oltre che economico.
Le scelte di consumo, nella società odierna, sembrano sempre più informate dai processi culturali in atto, che modellano la realtà sociale in cui viviamo, e che concorrono fortemente a definirla.
Il fenomeno va inteso come "approccio valoriale" (al valore economico è affiancato quello sociale) in cui l'elemento di reputazione diventa parte fondamentale della scelta di consumo.
I consumi, facendo parte del vissuto quotidiano, divengono anch'essi uno degli ambiti in cui le persone cercano espressione e conferma dei loro valori, come attestano gli operatori delle diverse filiere, attenti alle tendenze dei consumi alimentari. Crescono i consumatori vegani e vegetariani (secondo i dati Eurispes, nel 2015, il 6% della popolazione italiana consuma soltanto cibi di origine vegetale), quelli appassionati del "Bio", oltre agli allergici, intolleranti, ambientalisti e salutisti in generale. Dinamiche queste, confermate dai dati di fonte Ismea-Nielsen, relativi al primo trimestre del 2016 sulla spesa delle famiglie.