Ancora in flessione, nel primo semestre del 2016, i consumi domestici di carni bovine.
Secondo i dati rilevati con l'indagine "Consumer Panel" di Nielsen, dopo un 2015 chiuso con flessioni di oltre 6 punti percentuali sia in termini di spesa che di volume, anche il 2016 si apre con un cedimento del 5,8% dei volumi acquistati, corrispondente ad una contrazione del 5,5% della spesa. Le famiglie italiane tendono quindi a contrarre ulteriormente i loro acquisti di carne bovina, seppure l'analisi mensile abbia evidenziato un rallentamento della contrazione negli ultimi due periodi osservati (-2,4% sia a maggio che a giugno 2016 rispetto ai mesi corrispondenti del 2015).
La contrazione inoltre riguarda in maggior misura le carni di vitello (-9,6% in quantità nel periodo gennaio-giugno 2016 su base annua) mentre per quelle di bovino adulto la contrazione complessiva nel semestre è di soli 4,4 punti percentuali, con una flessione attenuata (-1,7%) nel mese di giugno 2016 su giugno 2015.
Non vanno meglio gli altri prodotti carnei: flessioni si registrano infatti sia per le carni rosse che per quelle bianche. Gli acquisti in volume di carni suine perdono nei primi 6 mesi oltre 7 punti percentuali rispetto al medesimo periodo 2015; del 6,8% le flessioni riguardanti le carni cunicole. Inferiori del 3% le quantità acquistate di carni ovi caprine; persino le carni avicole, che erano le uniche nel 2015 ad aver mantenuto stabili i consumi su livelli ormai consolidati, segnano in questa fase una flessione nelle quantità acquistate, di 2,6 punti percentuali rispetto ai primi 6 mesi del 2015.
Oramai tutti gli operatori di filiera sono concordi nel ritenere che non è sul prezzo che va fatta la leva per la ripresa del consumo (le offerte abbondano in tutti i punti di distribuzione) ma è il momento di agire sul fronte socio-culturale. Solo rivalutando gli attributi di salubrità e naturalità del prodotto carneo sarà possibile recuperare quote di consumatori.