Prosegue la flessione, nei primi nove mesi del 2016, dei consumi domestici di carni bovine.
Secondo i dati rilevati con l'indagine "Consumer Panel" di Nielsen, dopo un 2015 chiuso con cali di oltre 6 punti percentuali sia in termini di spesa che di volume, anche il 2016 sembra calcare la scia con un cedimento del 4,8% dei volumi di carni bovine fresche acquistate delle famiglie, corrispondente ad una contrazione del 6,8% della spesa, vale a dire che si è comprato meno, ma anche a minor prezzo, ossia che in molti casi ci si è rivolti al prodotto in promozione, a tagli meno pregiati, a canali di vendita orientati al risparmio; segno quindi che a guidare la scelta- nella gran parte dei casi- non è stato solo il salutismo o l'etica sociale, piuttosto una maggiore propensione al risparmio o una situazione familiare economica indigente.
Lo conferma anche un'indagine del Censis pubblicata ad ottobre, sulla "dieta degli italiani e le disuguaglianze sociali a tavola": lo stato di povertà raggiunto da parte della popolazione è causa del netto taglio della spesa cui le famiglie meno abbienti sono state costrette.
La carne, alimento tra i più ricchi di nutrienti è anche tra i più costosi, quindi il primo a farne le spese. L'indagine sostiene che nell'ultimo anno sono oltre 16 milioni gli italiani che dichiarano di aver ridotto il consumo di carne rispetto all'anno precedente.