Malgrado i dati sui consumi interni fino al mese di settembre indichino una tenuta della domanda, sono comunque ancora molte le incertezze sul mercato delle carni, prima fra tutte quella della concorrenza estera a seguito delle maggiori disponibilità in ambito europeo.
Nella prima metà del 2018, in tutto il Nord Europa si è registrato un anomalo andamento climatico che ha compromesso i pascoli e le scorte di foraggi: prima un lungo inverno e dopo una estate siccitosa hanno penalizzato i principali paesi produttori, soprattutto Irlanda, Germania, Inghilterra e Francia. L' aumento dei costi di produzione ha spinto ad un maggior ricorso alle macellazioni.
Le produzioni europee in aumento e il blocco delle esportazioni verso la Turchia e gli altri bacini del Mediterraneo hanno provocato un esubero di offerta in molti Stati Membri. Ne è scaturita una concentrazione d'offerta (vedi paragrafo offerta europea) con inevitabili effetti negativi sui prezzi di vendita.
Le carni europee di bovino adulto hanno ridotto i propri valori rivelandosi decisamente più competitive rispetto alla produzione nazionale e nel mese di luglio le importazioni di carne bovina fresca hanno registrato -dopo sei mesi di flessione- un incremento del 9% rispetto a luglio 2017, confermando i timori degli ingrassatori, che già da mesi avevano rallentato le operazioni di ristallo.