La produzione mondiale 2018, sulla base delle stime COI, si dovrebbe attestare sulla soglia dei tre milioni di tonnellate, in flessione del 7% sull'anno precedente. I volumi sono sostenuti da una produzione spagnola particolarmente abbondante e decisamente superiore alle previsioni fatte prima dell'inizio della raccolta. Le stime di Madrid pubblicate dalla Commissione Ue, indicano quantità che sfiorano 1,8 milioni di tonnellate, con un incremento del 42,5% sul 2017. Flessioni considerevoli, invece, per gli altri Paesi produttori a partire dall'Italia. Anche per la Grecia le indicazioni che arrivano quasi a fine campagna delineano un'annata peggiore di quanto non si pensasse. Le 185 mila tonnellate stimate attualmente segnano un -47% rispetto al 2017. Dimezzata anche la produzione della Tunisia, stimata a 120 mila tonnellate, mentre la Turchia, con 165 mila tonnellate registra un -37%.
Le ultime stime Ismea, sulla base dei dati dichiarativi, attestano la produzione italiana ai minimi degli ultimi decenni con 175 mila tonnellate, -59% su base annua. Peraltro, a differenza di annate normali, in molte aree già a dicembre i frantoi avevano chiuso i battenti, mentre altri non hanno neanche iniziato le attività. Sono state le regioni del Sud quelle che hanno risentito maggiormente della scure produttiva a partire dalla Puglia per la quale si stima una riduzione del 65%, ma anche per Calabria, Sicilia e per quasi tutte le altre regioni centro-meridionali le flessioni sono particolarmente pesanti. Situazione diametralmente opposta nel Centro-Nord con i notevoli recuperi di Toscana, Umbria e Liguria uniti a quelli delle altre regioni del settentrione.